12 luglio 2021 - 31 luglio 2021

Verona, Protomoteca della Biblioteca Civica

Mostra fotografica di Massimo Saretta

“Il silenzio nel vuoto”

Il viaggio fotografico nella storia e cultura del territorio più bello del mondo per affascinare i visitatori con immagini che rimarranno dentro l’anima di ognuno di noi.

La mostra è ospitata nella Protomoteca della Biblioteca Civica che è parte di quel cuore pulsante di storia, cultura, civiltà e bellezza che rende Verona una delle perle nascoste del panorama artistico italiano.

Verona

C’è un’immagine, in queste di Verona nel suo bozzolo durante la pandemia, che davvero è emblematica: l’anfiteatro dell’Arena con i suoi corsi di gradinate senza nessuno, un ricettacolo vuoto, e l’idea di un abbraccio che non abbraccia nessuno, non fosse che per il colpo di colore in mezzo, un rettangolo rosso che aspetta lo spettacolo ed è un messaggio di speranza. L’Arena per Verona è stata nella sua storia lontana il luogo della vita e della morte, il luogo che inghiottiva e raccoglieva la città, tutta lì dentro vociante e viva, un concentrato di esaltazione. Eliminata per fortuna la morte dagli spettacoli, è rimasta l’esaltazione via via declinata in stupore e passione. Per cui anche in tempo di sospensione, quelle pietre romane sono rimaste intrise delle loro vicende lontane e più vicine, hanno catturato suoni e colori, e aspettano solo di restituirli: veri quando si potrà, altrimenti immaginari per chi l’aria dell’Arena la respira fino in fondo.

L’Arena vuota rimane un nido, ne ha la forma e la funzione, e non è un caso che dentro ci si canti. Vederla vuota aumenta il senso della sua grandezza, non solo fisica, ma concettuale di nucleo della città. La quale città, peraltro, felicemente va oltre. Verona è incrocio di flussi, da tempo immemore. Luogo di arrivo, partenza, passaggi mai terminati, porta per il nord poco conosciuto nei tempi che furono, nuova porta tra est ed ovest nella penisola diventata operosa, la sua cifra è il movimento.

Vederla senza movimento, senza le persone che il movimento alimentano sembra quasi innaturale. E infatti Verona recalcitra, non vuole essere deserto, piazza delle Erbe non sa stare senza il suo mercato, le bancarelle impavide tra clienti diradati rimangono a formare un insieme iconico con la piazza, cuore dai battiti rallentati.

La città continua a prendersi bocconi di vita, con la cautela del caso. Si passeggia con il cane, magari guardando sfrecciare le ambulanze; si percorre quel reticolo di strade medievali dove non sono mai morti, nonostante la tragedia, gli spiriti di Giulietta e Romeo, che sono il nostro profondo di esseri umani.

Il vuoto resta dove non lo è, perché è già abitato: come le sale del museo di Castelvecchio, che in questo tempo sono ancora di più la sublimazione del bello. Sculture e dipinti sono lì per essere visti, ma nell’assenza di sguardi vivono per sé, rivendicano un’esistenza individuale, si riappropriano del proprio essere e lo gridano alla solitudine. Tutt’al più, dialogheranno tra loro, parole immaginifiche e silenti, scambio di entità che travalica epoche e autori, e tutto per merito dell’atmosfera inventata da Carlo Scarpa, l’architetto che ha “messo a posto” la loro casa realizzando l’assenza totale di disturbo alla loro bellezza.

Paolo Coltro